Yo, mi enemigo

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En un grupo de lectura en fb, leí la recensión de un libro/comic que fue como una revelación. Es la historia autobiográfica de un padre y de una madre que descubrieron, el día que nació su hija, que tenía síndrome de Down. El libro se titula “no eres tu, quien esperaba”. Para mi, descubrir que no me pasa solo a mi, que me cueste tanto aceptar todo esto, es decir, la discapacidad, la diferencia, las dificultades, mi hijo al fin de al cabo, ha sido un consuelo. Descubrir que el “amor incondicional” no siempre viene en el pack, que en algunos casos es una conquista más, fruto del duro trabajo cotidiano, ya que hay que desenterrarlo bajo capas y capas de sentimientos y emociones negativas. Estaba todavía sorprendiéndome de este descubrimiento, cuando se me ocurrió que igual a otros les pasa también lo que es la actualidad es mi mayor problema: lo de no ser capaz de controlar mis nervios ante los (cada vez menos frecuentes, por suerte) bloqueos y crisis de Diego. Así que me metí in google con la intención de teclear “pierdo el control con mi hijo autista” y el buscador automático, ya a la palabra “hijo”, me devolvió páginas y páginas de resultados.

Páginas de blogs, cartas a psicólogos, foros de discusión, de madres y padres normales y corrientes, que pierden los estribos con hijos normales y corrientes. Madres, sobre todo, que escriben angustiadas que no son capaces de controlar sus reacciones, que llegan a gritar o golpear a sus hijos en momentos de pura frustración. Madres y padres que no quieren tener estas reacciones, que no piensan que los cachetes sean buenos para la educación, que han deseado tener niños, que lo hacen lo mejor que pueden y que aun así se sienten superados y explotan, incapaces de dominar sus reacciones, y pierden el sueño y la tranquilidad por esto.

Aquí unos ejemplos de lo que encontré en internet

 

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Aprendo, en páginas de crianza y psicología, que es un problema muy común.

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Vaya. Se que sienten estas madres. Cuando algo te hace clic en el cerebro y lo ves venir, que ya no puedes más, la rabia puede contigo y ya de repente eres otra persona, que grita y ni sabe lo que está gritando, que se odia por no saber mantener la calma y que culpa a su hijo por llevarla a esos extremos.

Lo que no me imaginaba, es que les pasa también a familias normales, por situaciones normales. Y si esto puede pasar a cualquier madre o padre, porque el niño está berreando por no querer comer las espinacas, más aún cuando estás en el medio de un parking subterráneo con el niño tirado en el suelo y gritando y pataleando durante una hora, sabiendo que no hay manera de que se calme, que está totalmente bloqueado, con los coches que te evitan por centímetros, la gente mirando, y lo peor de todo, que esto puede seguir pasando durante toda tu vida. Descubro que el estrés por el trabajo, los problemas de pareja… pueden exacerbar estas reacciones desmesuradas. Y entonces, ya profundizando en las situaciones “especiales”, me topo con esto:

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Vale, entonces. No soy la única que ha tenido que trabajar duro y sufrir mucho, para sentir amor por su hijo, al fin, ya que no se lo han dado gratis el primer día como suele pasar a las mamás, y que se siente culpable por esto. Mucho menos, no me ha pasado solo a mi, de sentirse arrasada por la ira y superada por sus propias emociones y de perder el control. Y luego de llorar toda la noche, incapaz de encontrar una solución y pensando que una vez más lo ha hecho fatal, que ha empeorado las cosas, que es un desastre de madre y de persona que no se merece nada, y que esto va a volver a pasar y no sabe como pararlo.

Y, para bordarlo todo, la ciencia ha demostrado que un hijo con autismo es una de las fuentes más potentes de estrés conocidas hasta ahora. Entonces me pregunto si no sería oportuno, a la vez de empoderar a las familias para que sepan estimular y controlar las reacciones de sus hijos con autismo, también ayudar los propios padres en aprender a dominar sus emociones, a afrontar esa situación tan extrema y desgastadora, igual que se les entrena a los soldados a afrontar las situaciones más duras y peligrosas que se puedan imaginar. En los último 5 años, igual que muchas otras familias con niños con autismo nos hemos formado para aprender a prevenir y gestionar las crisis y las rabietas de Diego, y esto ha ayudado mucho porque tener estrategias rebaja la ansiedad. Sin embargo, yo necesitaba tanto cómo el a aprender a dominar las mías. Y no hablo de sermones, sino de estrategias prácticas y efectivas.

 

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In un gruppo di lettura di fb, ho letto la recensione di un libro/fumetto che è stato come una rivelazione. É la storia autobiografica di una coppia di genitori che scoprirono, alla nascita della loro figlia, che aveva la sindrome di Down. Il libro si intitola “non è te che aspettavo”. Per me, scoprire che non succede solo a me, che mi costi tanto accettare tutto questo, cioè la disabilità, la differenza, le difficoltà, mio figlio in fondo, è stata una consolazione. Scoprire che “l’amore incondizionato” non arriva sempre nel kit, che in certi casi è solo un’altra conquista frutto del duro lavoro quotidiano, visto che bisogna dissotterrarlo da strati e strati di emozioni e sentimenti negativi.  Mi stavo ancora sorprendendo di questa scoperta, quando mi venne in mente che forse anche ad altri succede quello che nell’attualità è il mio più grande problema: quello di non essere capace di controllare i nervi davanti ai (sempre meno frequenti per fortuna) blocchi e crisi di Diego. Per cui entrai in google con l’intenzione di digitare “perdo il controllo con mio figlio autistico” e l’esploratore automatico, già alla parola “figlio”, mi presentò pagine e pagine di risultati.

Pagine di blog, lettere a psicologi, forum di discussione, di madri e padri normali che perdono le staffe con figli normali. Madri, soprattutto, angosciate per non essere capaci di controllare le loro reazioni, che gridano o picchiano i loro figli in momenti di pura frustrazione. Madri e padri che non vogliono avere queste reazioni, che rifiutano le botte come metodo educativo, che hanno desiderato avere bambini, che fanno del loro meglio ma che tuttavia si sentono sopraffatti ed esplodono, e perdono il sonno e la tranquillità per questo. Ecco qualche esempio di cosa ho trovato in internet.

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Captura de pantalla 2018-09-27 a las 12.20.20Scopro, in pagine di educazione e psicologia, che è un problema molto comune.

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So cosa sentono queste mamme. Quando qualcosa fa click nel cervello e lo vedi arrivare, che non ne puoi più e la rabbia ti vince, e improvvisamente sei un’altra persona, che grida e non sa cosa sta gridando, che si odia per non saper mantenere la calma e che incolpa suo figlio per portarla a questi estremi.

Quello che non mi immaginavo, è che succede anche a famiglie normali, per situazioni normali. E se questi può succedere a qualsiasi madre o padre, perché il bambino sta strillando davanti a un piatto di spinaci, figuriamoci quando sei in mezzo a un parcheggio sotterraneo col bambino buttato per terra urlando e tirando calci per un’ora, sapendo che non c’è modo di calmarlo, che è completamente bloccato, con le macchine che ti evitano per centimetri, la gente che guarda e, la cosa peggiore di tutte, che questo potrebbe succedere durante tutta la tua vita. Continuo a leggere e scopro che lo stress (per il lavoro, per problemi di coppia) possono esacerbare queste reazioni smisurate. E poi, già approfondendo le situazioni “speciali”, mi imbatto in questo studio, in cui si é scoperto che il livello di stress nei genitori di bambini autistici può arrivare a livelli paragonabili a quelli dei soldati di ritorno dalla guerra:

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Quindi, non sono l’unica che ha dovuto lavorare duro e soffrire molto, per sentire alla fine amore per suo figlio, visto che non gliel’hanno consegnato gratis il primo giorno come succede abitualmente alle mamme, e che si sente in colpa per questo. Men che meno succede solo a me di sentirsi invasa dall’ira e sopraffatta dalle proprie emozioni e di perdere il controllo. E dopo, di piangere tutta la notte, incapace di trovare una soluzione e pensando che di nuovo ha reagito male, che ha peggiorato le cose, che è un disastro di madre e di persona e che non si merita niente, e che succederà di nuovo e non è capace di fermarlo.

E inoltre, la scienza ha dimostrato che un figlio con autismo è una delle fonti più potenti di stress conosciute al momento. Quindi mi domando se non sarebbe opportuno, oltre a formare le famiglie perché sappiano stimolare e controllare le reazioni dei loro figli autistici, anche aiutare gli stessi genitori a imparare a dominare le loro emozioni, ad affrontare quella situazione così estrema e sfiancante, proprio come si addestrano i soldati ad affrontare le situazioni più dure e pericolose che si possano immaginare. Negli ultimi 5 anni, come molte altre famiglie, ci siamo formati per imparare a prevenire e gestire le crisi di Diego, e questo è stato molto utile. Tuttavia, io avevo (e ho) altrettanto bisogno di imparare a dominare le mie. E non parlo di sermoni, ma di strategie pratiche ed efficaci.

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