
Recientes estudios genéticos han demostrado que la domesticación de animales y plantas (algo que ha marcado un cambio radical en la evolución humana y ha sido determinante en convertirnos en lo que somos) no ha empezado en un solo lugar en un determinado período histórico, para luego transmitirse culturalmente a otras poblaciones humanas, sino que ha ocurrido en diversos lugares de forma independiente. Individuos de comunidades muy lejanas y aisladas entre si tuvieron la misma idea y lograron resultados parecidos, y esto ocurrió repetidas veces en la historia de la humanidad. Algo parecido está pasando con la evolución del pensamiento acerca de los derechos humanos en general y de los de las personas con discapacidad, en concreto con respeto a su pertenencia al sistema educativo ordinario, con la ventaja de que ahora las noticias dan la vuelta al mundo en pocos segundos y tenemos la posibilidad de copiar las buenas ideas. Aun así, ciertos cambios no son tan rápidos como deberían y necesitan algún tipo de detonante, cuya onda expansiva se difunda a nivel local, aunque ya haya ocurrido en otros lugares. Como no…Diego ha sido uno de estos detonantes a nivel local.
Desde el primer momento en el que conocimos su diagnóstico, nos dimos cuenta de que las horas pasadas en el centro educativo podían ser una mina de ocasiones de interacción y aprendizaje, o una espiral descendiente hasta el abismo de su aislamiento. Todo dependía de contar con los apoyos adecuados. Era el año 2013 y creo que no me equivoco en decir que fue el primer niño que tuvo un apoyo personal y contratado por sus padres, desde la edad de 20 meses en la guardería (privada) en nuestra comunidad. Antes de tan siquiera existiese la figura del asistente personal. Al escolarizarse en un centro público a la edad de 3 años, se nos impidió seguir este modelo, aunque lo volvimos a emplear en los campamentos de verano. En ese momento, Diego recibía terapia especializada en el gabinete de la asociación de autismo de nuestra ciudad, y con toda la ilusión del mundo intenté exportar la idea del apoyo especializado en campamentos “ordinario”. Me costó varias humillaciones en las asambleas (como ser acusada de hacer sufrir al niño, al exponerle al mundo real) hasta que la directiva se convenció a sacar a algunos niños de su campamento TEA y a mandarlos en campamentos de barrio acompañados por asistentes personales.
Dejamos de acudir a las terapias de la asociación por varios motivos, entre los cuales nuestra disconformidad con su visión (que es muy generalizada en el mundillo TEA) de que hay que adaptar el ambiente al niño, en lugar de ayudar al niño a adaptarse al mundo en el que le ha tocado vivir. Tuvimos nuestros años infernales en el sistema educativo público hasta encontrar un centro privado en el que nos dejaron contratar a un asistente personal que acompañase Diego durante todo el horario lectivo. Esto ocurrió hace 3 años. El experimento tuvo tanto éxito que otras familias en el mismo centro hicieron lo mismo, entre las cuales algunas vinculadas a la asociación, que acabó proporcionándoles asistentes personales de su bolsa de trabajo. Es noticia de esta semana, que la asociación acaba de firmar un convenio con un centro concertado para exportar ahí el mismo modelo. Estoy segura de que muy pronto otros centros copiarán la iniciativa, y el sistema público de nuestra comunidad autónoma acabará cediendo también, y reconocerá el derecho de que los asistentes personales puedan acompañar a los niños con discapacidad durante el horario lectivo.
Esto es ya una realidad en la comunidad valenciana desde el año 2020. En ese caso, el detonante fue una familia que, con mucho más valor que nosotros, plantó cara a la administración y se enfrentó a la ley, metiendo al asistente personal de su hijo adolescente con TEA en el instituto. Una familia que tuvo nuestra misma intuición y que, gracia a la onda expansiva de su iniciativa, provocó un cambio en toda una región.
Mira que has hecho, Diego. Los mismos que no creían en ti, ahora te copian. Quiero ser optimista y pensar que, al tener que aventurarse fuera de su picto-mundo totalmente adaptado, anticipado, plastificado y predecible, estos profesionales especializados se den cuenta que tienen que dejar el TEACCH en sus despachos, salir de su zona de confort y aprender a funcionar en un mundo que es impredecible, improvisado y rápido. Se llevarán un buen shock y tendrán que replantearse todo lo que han creído saber hasta ahora, ya que no se puede transformar un aula ordinaria en una especial, pero si lo harán, se llevarán varias sorpresas. La primera, que sus niños tardan menos que ellos en adaptarse a los cambios, si evitamos hacerlos más rígidos de lo que ya son.
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Recenti studi genetici hanno dimostrato che la domesticazione di animali e piante (evento che ha segnato un cambiamento radicale nell’evoluzione umana ed è stato decisivo nel transformarci in ció che siamo) non è iniziata in un unico luogo in un determinato momento, per poi trasmettersi culturalmente alle altre popolazioni umane, ma si è verificato diverse volte in modo indipendente. Individui appartenenti a comunità distanti e isolate tra di loro ebbero la stessa idea e raggiunsero risultati simili, e questo è accaduto più volte nella storia dell’umanità. Qualcosa di simile sta succedendo con l’evoluzione del pensiero sui diritti umani in generale e quelli delle persone con disabilità, in particolare rispetto alla loro appartenenza al sistema educativo ordinario, con il vantaggio che ormai le notizie fanno il giro del mondo in pochi secondi ed é piú facile copiare buone idee. Tuttavia, alcuni cambiamenti non sono così veloci come dovrebbero essere e necessitano di una sorta di detonante, la cui onda d’urto si diffonda localmente, anche sono giá avvenuti altrove. Come no… Diego è stato uno di questi detonanti a livello locale.
Dal primo momento in cui abbiamo saputo della sua condizione, ci siamo resi conto che le ore trascorse nel centro educativo potevano essere una miniera di opportunità di interazione e apprendimento, oppure una spirale discendente nell’abisso del suo isolamento. Tutto dipendeva dal potergli offrire i sostegn adeguati. Credo di non sbagliare nel dire che è stato il primo bambino ad avere un sostegno personale assunto dai suoi genitori, dall’età di 20 mesi nell’asilo nido (privato) della nostra comunità. Era lanno 2013. Prima ancora che esistesse la figura dell’assistente personale. Quando ha cominciato la scuola materna in un centro pubblico all’età di 3 anni, ci è stato impedito di proseguire con questo modello, anche se abbiamo potuto continuare a utilizzarlo nei campi estivi. A quei tempi, Diego riceveva una terapia specialistica nell’associazione di autismo della nostra città, e con tutto l’entusiasmo del mondo abbiamo cercato di proporre in quell’ambito l’idea del sostegno specializzato in campi «ordinari». Mi é costata diverse umiliazioni nelle assemblee (come essere accusata di far soffrire il bambino esponendolo al mondo reale) fino a quando il consiglio direttivo non si é convinto a portare alcuni bambini fuori dai loro campi TEA e mandarli a quelli di quartiere accompagnati da assistenti personali .
Abbiamo smesso di andare alle terapie dell’associazione per vari motivi, tra cui il nostro disaccordo con la loro visione (molto diffusa nel mondo dell’autismo) secondo cui l’ambiente deve essere adattato al bambino, invece di aiutare il bambino ad adattarsi al mondo in cui gli é toccato vivere. Abbiamo trascorso anni infernali nel sistema di istruzione pubblica fino a quando, quattro anni fa, non abbiamo trovato un centro privato dove ci hanno permesso di assumere un assistente personale per accompagnare Diego durante l’orario scolastico. L’esperimento ha avuto un tale successo che altre famiglie dello stesso centro l’hanno seguito, tra cui alcune legate all’associazione, che ha finito per fornire assistenti personali in quell’ambito. E’ notizia di questa settimana, che l’associazione ha appena siglato un accordo con un centro scolastico convenzionato per esportare lì lo stesso modello. Sono sicura che presto altri centri copieranno l’iniziativa, e alla fine anche il sistema pubblico della nostra comunità autonoma finirà per cedere, riconoscendo il diritto degli alunni con disabilità ad essere accompagnati degli assistenti personali durante l’orario scolastico.
Questa è già una realtà nella comunità valenciana dal 2020. In quel caso, il detonante è stata una famiglia che, con molto più coraggio di noi, si è opposta all’amministrazione e ha affrontato la legge, mandando il figlio adolescente con autismo in una scuola pubblica, accompagnato dal suo assistente personale. Una famiglia che ha avuto la nostra stessa intuizione e che, grazie all’onda espansiva della sua iniziativa, ha provocato un cambiamento in un’intera regione.
Guarda cos’hai fatto, Diego. Gli stessi che non credevano in te ora ti copiano. Voglio essere ottimista e pensare che, dovendosi avventurare al di fuori del loro pitto-mondo totalmente adattato, anticipato, plastificato e prevedibile, questi professionisti specializzati si rendano conto che devono lasciare il método TEACCH nei loro uffici, uscire dalla loro zona di comfort e imparare a funzionare in un mondo imprevedibile, improvvisato e veloce. Rimarranno piuttosto scioccati e dovranno riconsiderare tutto ciò che pensavano di sapere fino ad ora, visto che un’aula ordinaria non può essere trasformata in un’aula speciale. Ma se saranno capaci di farlo, riceveranno diverse sorprese. La prima è che i bambini autistici impiegano meno tempo di loro ad adattarsi ai cambiamenti, se evitano di renderli più rigidi di quanto già non siano.