
Nací en una familia donde el Niño Jesús (o Papa Noel, desde que está Diego, para que tuviese una referencia más gráfica) nunca ha dejado de traer regalos la noche de Navidad, incluso cuando el pequeño de casa tenía casi 30 años. La magia de la cena de Nochebuena, donde la mesa se transforma para acoger primos, cuñados, amigos, se ha mantenido constante, y todas las mañanas de Navidad desde que tengo memoria toda la familia (mis padres, los cuatro hermanos, mi abuela cuando vivía, los nuevos niños de casa desde que nació Diego) entramos todos juntos en el salón de casa para asombrarnos de la transformación. En contra de los consejos de los psicólogos, que recomiendan no mas de 4 regalos y nisiquiera casi ni los que se piden, la cantidad de paquetes el día de Navidad es tal que se tardan hasta 4 horas para desenvolverlos todos, y el resto de las vacaciones para tomar consciencia de todo lo que ha llegado. Nunca hemos tenido la costumbre de comprar cosas durante el año, para así reservarnos para Navidad. Todos los años, el día de Navidad mi madre se pregunta si el salón de su casa volverá nunca a tener un aspecto normal.
Pocos comprenden porqué seguimos creyendo en la magia de la Navidad siendo todos adultos (aunque ahora los tres niños de la familia han renovado una excusa perfecta para seguir jugando) y menos cuando, inevitablemente, a lo largo de los años se han sucedido lutos, tensiones, preocupaciones, que en muchas familias relegan la Navidad a un trámite soso. Para mi, la Navidad siempre ha sido aquel momento de magia donde, por mucha tristeza, ansiedad, miedo podíamos arrastrar, aquel día se sube la mesa grande, se saca el mantel rojo, se preparan los platos especiales, se cena con el triple de personas a los que estamos acostumbrados, se va a dormir a las 2 después de haber envuelto los regalos, y el día después se renueva la magia de pasar el día más especial del año junto a nuestros seres queridos. Un paréntesis de cariño a pesar de todo cuanto haya podido pasar. Sempre hemos vuelto desde donde fuera para pasar ese día juntos. Estoy convencida que el secreto de la unión entre personas es el mantener estos momentos especiales, recrear atmosferas mágicas y nuevos recuerdos que nos definan como familia, y que reconfirmen que a pesar de todo lo que tengamos que afrontar, hay al menos un momento en el que siempre sabemos que estamos juntos. Nisiquiera el autismo de Diego ha dejado que me plantease cambiar de una pizca nuestra Navidad especial. Le acostumbramos a aguantar la avalancha de gente, la puerta del salón cerrada la mañana de Navidad cuando siempre está abierta, la montaña de regalos aún cuando odiaba los juguetes, el tener que estar en el salón todos juntos cuando solo quería correr por el pasillo. Varias veces hemos estado cerca de perder el avión debido a algún bloqueo, y nuestra estancia en nuestro país ha sido a menudo complicada, pero por alguna razón los dos días de Navidad le sorprendían tanto, que en general los pasaba con cierta serenidad. Le hemos impuesto algo que, posiblemente, hubiese evitado con gusto, pero, gracias a la repetición, ha acabado aceptando y comprendiendo. Y este año, cuando ya esperaba la Navidad con trepidación y anticipaba todas nuestras pequeñas tradiciones, por primera vez tendremos que estar separados.
No viajaremos para estar con nuestras familias y pasaremos la Navidad aquí, los tres, inusualmente pocos. Se lo hemos explicado y aunque se ha llevado un chasco lo ha aceptado. Le hemos asegurado que Papa Noel ya ha sido avisado y dejará aquí los regalos. La Navidad será especial aunque no podamos estar todos juntos este año, porqué la hemos preparado para que no falte nada de lo que solíamos hacer, y porque Diego ya la está esperando, a pesar de que sabe que será diferente.
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Sono nata in una famiglia in cui Gesù Bambino (o Babbo Natale da quando c’é Diego, perché avesse un riferimento più grafico) non ha mai smesso di portare regali la notte di Natale, anche quando il piccolo di casa aveva quasi 30 anni. La magia della cena della vigilia, quando il tavolo si trasforma per ospitare cugini, cognati, amici, è rimasta costante negli anni, e ogni mattina di Natale da che ho memoria tutta la famiglia (i miei genitori, noi quattro fratelli, mia nonna quando c’era ancora, i nuovi bambini della famiglia da quando sono nati) entriamo tutti insieme nel salone per stupirci della trasformazione. Contrariamente al parere degli psicologi, che consigliano non più di 4 regali a testa e nemmeno tutti quelli che vengono richiesti, da noi il numero di pacchi il giorno di Natale è tale che occorrono circa 4 ore per scartarli tutti , e il resto delle vacanze per prenderne coscienza. Non abbiamo mai avuto l’abitudine di fare acquisti durante l’anno, per cui riserviamo ogni necessità o capriccio per Natale. Ogni anno, il giorno di Natale, mia madre si chiede se il suo soggiorno tornerà mai più alla normalità.
Pochi capiscono perché, ormai adulti, continuiamo a credere nella magia del Natale (anche se ora i tre bambini di famiglia hanno rinnovato una scusa perfetta per continuare a giocare) tantomeno quando, inevitabilmente, gli anni hanno portato lutti, tensioni , preoccupazioni, tutto ció che in molte famiglie relega il Natale a una convenzione noiosa. Per me il Natale è sempre stato quel momento magico dove, nonostante le tristezze, ansie, paure trascinate durante l’anno, quel giorno si va in cantina a prendere il tavolo grande, si tira fuori la tovaglia rossa, si preparano i piatti speciali, si cena con il triplo delle persone a cui siamo abituati, si va a dormire alle 2 dopo essere aver incartato i regali, e la mattina seguente si rinnova la magia trascorrendo il giorno più speciale dell’anno tutti insieme. Una parentesi di affetto nonostante tutto. Siamo sempre tornati ovunque fossimo per trascorrere insieme quella giornata. Sono convinta che il segreto dell’unione tra le persone sia mantenere questi momenti speciali, ricreare atmosfere magiche e nuovi ricordi che ci definiscono come famiglia, e che riconfermano che nonostante tutto quello che dobbiamo affrontare, c’è almeno un momento in cui sappiamo che saremo insieme. Nemmeno l’autismo di Diego mi ha fatto considerare di cambiare di una virgola il nostro Natale speciale. L’abbiamo abituato a sopportare la valanga di persone, la porta del soggiorno chiusa la mattina di Natale quando era abituato a trovarla aperta, la montagna di regali anche quando odiava i giocattoli, a stare tutti insieme in soggiorno quando volevo solo correre per il corridoio. Varie volte siamo stati sul punto di perdere l’aereo a causa di qualche blocco, e la permanenza con le nostre famiglie non è stata libera di complicazioni, ma per qualche motivo i due giorni di Natale lo hanno sempre sorpreso così tanto che in generale li ha superati con una certa serenità. Gli ho imposto qualcosa che, forse, avrebbe volentieri evitato, ma, grazie alla ripetizione, è arrivato ad accettare e capire. E quest’anno, quando già non vedeva l’ ora che arrivasse il Natale e anticipava con entusiasmo tutte le nostre piccole tradizioni, per la prima volta dovremo stare separati.
Non viaggeremo per passare il Natale con le nostre famiglie ma resteremo qui, noi tre, insolitamente pochi. Lo abbiamo spiegato a Diego e sebbene sia rimasto deluso, l’ha accettato. Gli abbiamo assicurato che Babbo Natale è già stato avvisato e lascerà qui i regali per lui. Il Natale sarà speciale anche se quest’anno non potremo stare insieme, perché abbiamo predisposto tutto perché non manchi quasi nulla di quello che facciamo sempre, e perché Diego lo sta già aspettando, anche se sa che sarà diverso.