Sorpresas

Hace unos días Diego creó un clip musical. Yo estaba preparando la cena y desde la cocina le oía cantar a pleno pulmón, pero no tenía ni idea de lo que estaba haciendo. Cuando fui a la habitación para decirle que era hora de bañarse, estaba contemplando su obra maestra en la Tablet. El fondo musical era su interpretación de una vieja canción satírica que su padre le canta a menudo, y según se desarrollaba la canción, aparecían imágenes cogidas de internet, relacionadas con la letra y perfectamente sincronizadas. El resultado era genial y graciosísimo, muy logrado, y nos quedamos pasmados. Le aplaudimos con auténtico entusiasmo y él se emocionó (de hecho, nos costó bastante bajarle las revoluciones después) y quiso pedir al tutor que lo proyectara en clase. Estas reacciones típicas (complacerse de nuestra aprobación, querer enseñar algo al maestro…) nos sorprendieron tanto como su idea de montar el vídeo y su habilidad en llevarla a cabo. 

En realidad, últimamente las sorpresas se han convertido en la norma. En el colegio va viento en popa, le hemos apuntado a clases de batería y le encanta (cuando cenamos usa tenedor y cuchillo como baquetas contra la mesa, y cuando le acostamos se pasa un rato tocando ritmos con las manos contra la pared), en casa se entretiene representando dramas con sus animales de peluche, leyendo libros, viendo dibujos animados y vídeos en youtube, y (últimamente) produciéndolos el mismo. Hay mucho camino todavía que recorrer, pero avanzamos a paso constante, con tranquilidad. El cambio de colegio ha sido un momento clave. No ha habido ningún milagro, no se ha aplicado ninguna metodología puntera. Solo ha pasado una cosa: todo el mundo se ha plantado de la misma forma contra su rigidez, ha aplicado las mismas, sencillas pautas, ha exigido de el buen comportamiento y esfuerzo, sin negociaciones. Y una vez derribada su coraza de inflexibilidad, sus capacidades han empezado a florecer, y los engranajes atascados de sus dificultades han empezado a moverse. 

Me pregunto si algún día, todos los que han fracasado en su educación, en los dos primeros años de primaria en la escuela anterior, harán un examen de conciencia. No solo por no haber sido capaces de reconducirle (compro todas sus excusas para culpar a la administración: apoyos insuficientes, ratio demasiado elevada, falta de medios materiales bla bla bla, aunque de verdad, no hacía falta gran cosa, si tras el cambio se han necesitado tan solo 3 semanas para encauzarle). Me gustaría que los que se negaban a estructurar las clases, reconocieran que ningún niño prospera en el desorden y en los gritos, quizás los más exuberantes sobrevivan, pero los más retraídos sucumben. Los que se alababan de no saber encender un ordenador y despreciaban el uso de la pizarra electrónica que nosotros mismos habíamos facilitado al colegio, los que tenían facultad de obligarles a actualizase y no lo han querido hacer, los que nos ocultaron durante dos años que el resto de la clase hacía exámenes, los que maniobraron para que saliera de clase durante asignaturas en las cuales no está permitido por ley, los que se negaron en tener tutorías con nosotros, los que le dejaron todo el tiempo en una esquina de clase pegado a un ordenador, los que se plantearon aplicar adaptaciones curriculares significativas tras haberle siempre aprobado por no tener que aguantarnos, los que dijeron que era imposible, los que solo quisieron ver sus déficits porqué reconocer que también tenía capacidades ponía en evidencia su propia incapacidad, los que hablaron a nuestras espaldas, los que nos mintieron, los que tiraron la toalla pensando que el niño no debería de estar ahí, los que se cubrieron entre ellos, los que creían haber hecho adaptaciones solo porqué tenían en clase cuatro pictogramas. A todos ellos me gustaría decirles: estabais equivocados en todo. Habéis hecho un pésimo trabajo. Estuviste a punto de condenarle a un callejón sin salida, y ni quiero pensar a cuanto más le podéis hacer daño. 

Cada vez que echáis la culpa al sistema, a los padres, al niño, porque no sois capaces de llegar a el, estáis fracasando. Cada vez que os negáis a cambiar algo, que no os ponéis en discusión, que creéis que un niño no avanza porque “no llega”, estáis fracasando. Cada vez que no entendéis que hay que ponerse objetivos para cada uno de vuestros alumnos, y que hay que encontrar soluciones y no excusas, y que hay que pensar cada día en el siguiente paso, estáis fracasando. Con Diego, lo habéis hecho de una forma clamorosa, me encantaría que le vierais ahora. Atendiendo, trabajando, contestando, haciendo exámenes, tocando. Me encantaría que reflexionaseis en donde os habéis equivocado, como nosotros lo hacemos cada vez qua algo no funciona. Me encantaría que le pidierais perdón. 

************************************************************

Qualche giorno fa Diego ha creato una clip musicale. Stavo preparando la cena e dalla cucina lo sentivo cantare a squarciagola, ma non avevo idea di cosa stesse facendo. Quando sono andata a dirgli che era ora di lavarsi, stava ammirando il suo capolavoro sulla Tablet. Il sottofondo musicale era la sua interpretazione di una vecchia canzone satirica che suo padre gli canta spesso, e man mano che la canzone si sviluppava, apparivano immagini che aveva cercato in Internet, relative al testo e perfettamente sincronizzate con il canto. Il risultato era geniale ed esilarante, e siamo rimasti sbalorditi. Lo abbiamo applaudito con vero entusiasmo e si è emozionato (infatti poi ci è voluto del tempo per abbassargli le rivoluzioni) e ha voluto chiedere al maestro di proiettare il suo video in classe. Queste reazioni tipiche (essere contento della nostra approvazione, voler mostrare qualcosa all’insegnante …) ci hanno sorpreso tanto quanto la sua idea di montare il video e la sua abilità nel realizzarlo.

In realtá, ultimamente le sorprese sono diventate la norma. A scuola sta andando vento in poppa, lo abbiamo iscritto a lezioni di batteria e le adora (quando ceniamo usa forchetta e coltello come bacchette contro il tavolo, e quando lo mettiamo a letto suona i ritmi con le mani contro il muro). A casa si diverte a recitare drammi con i suoi peluche, legge libri, guarda cartoni animati e video su YouTube e (ultimamente) li produce lui stesso. C’è ancora molta strada da fare, ma stiamo avanzando a ritmo costante, con calma. La chiave è stata il cambio di scuola. Non c’è stato alcun miracolo, non è stata applicata alcuna metodologia all’avanguardia. Solo una cosa è successa: tutti si sono opposti allo stesso modo alla sua rigidità, hanno applicato le stesse semplici norme, hanno preteso da lui buon comportamento e impegno, senza trattative. E una volta che la sua corazza di inflessibilitá è stata abbattuta, le sue capacità hanno iniziato a fiorire e gli ingranaggi bloccati delle sue difficoltà hanno iniziato a muoversi.

Chissà se un giorno, tutti coloro che hanno fallito nella sua educazione, nei primi due anni di scuola elementare, faranno un esame di coscienza. Non solo per non aver saputo reindirizzarlo (accetto tutte le loro lagnanze per incolpare l’amministrazione: sostegno insufficiente, classi troppo numerose, mancanza di risorse nella nuova scuola il cambio hanno impiegato solo 3 settimane per ricondurlo). Vorrei che coloro che si sono rifiutati di strutturare le lezioni riconoscano che nessun bambino prospera nel disordine e nelle grida, forse i più esuberanti sopravvivono, ma i più timidi soccombono. Coloro che si sono vantati di non saper accendere un computer e disdegnavano l’uso della lavagna elettronica che noi stessi avevamo fornito alla scuola, chi aveva il potere di costringerli ad attualizzarsi e non ha voluto farlo, coloro che ci hanno nascosto per due anni che il resto della classe faceva esami,  che hanno manovrato per farlo uscire di classe anche durante lezioni in cui non è consentito dalla legge, che hanno rifiutato di avere incontri con noi, che lo hanno relegato in un angolo della classe tutto il tempo davanti a un computer, che volevano applicare adattamenti curriculari significativi dopo averlo sempre promosso per non doverci sopportare, che dicevano che era impossibile, che volevano vedere solo i suoi deficit perché riconoscere che aveva anche delle capacità metteva in luce la propria inettitudine, che hanno parlato alle nostre spalle, che ci hanno mentito, che hanno gettato la spugna pensando che il bambino non dovesse stare lì , che si sono coperti tra di loro, che ci rinfacciavano di aver adattato il metodo solo perché avevano quattro pittogrammi in classe . Vorrei dire a tutti loro: vi siete sbagliati su tutto. Avete fatto un pessimo lavoro. Lo stavate condannando a un vicolo cieco, e non voglio nemmeno pensare a quanti altri avete danneggiato.

Ogni volta che incolpate il sistema, i genitori, il bambino, perché non siete in grado di farlo avanzare, state fallendo. Ogni volta che vi rifiutate di cambiare qualcosa, che non vi mettete in discussione, che credete che un bambino non progredisce perché «non ce la fa», state fallendo. Ogni volta che non fissate obiettivi per ognuno dei vostri alunni e non cercate soluzioni ma scuse per non pensare al passo successivo, state fallendo. Con Diego avete fallito in modo clamoroso , mi piacerebbe che lo vedeste adesso in classe. Stare attento, studiare, rispondere, sostenere esami, suonare. Mi piacerebbe che rifletteste sui vostri errori , come facciamo noi ogni volta che si blocca su qualcosa. Mi piacerebbe che gli chiedeste perdono.

Anuncio publicitario

2 comentarios en “Sorpresas

  1. Sono strafelice con voi, genitori più che esemplari! geniali e intelligenti oltre ogni dire! gioisco veramente con voi, con la nonna speciale Donata, con tutti voi.
    Avete vinto su tutti i fronti e forse non sarebbe inutile, né superfluo mostrare gli eccellenti risultati raggiunti dal vostro amatissimo e ottimo Diego a chi non ha voluto o saputo, a suo tempo, mettersi in gioco, prendersi cura, ascoltarvi. Potrebbe risvegliare in loro un po’ di orgoglio professionale, una presa di coscienza, un autoesame del proprio «insegnare».
    Complimenti! Complimenti sinceri!
    Silvana Galli

    Me gusta

    1. Buongiorno Silvana, grazie per le belle parole! Non siamo rimasti in termini molto amichevoli con gli anteriori insegnanti, ma la città é piccola e confidiamo che le notizie arrivino a chi di dovere per vie traverse. E forse un giorno sorgerà l’ occasione per un confronto, spero, civile. Purtroppo non so fino a che punto possa servire, perché le notizie che arrivano a noi ci fanno pensare che quelle persone continuano a «coprirsi di gloria». Quando manca la voglia di fare, il margine per migliorare é quasi inesistente… Un abbraccio!

      Me gusta

Deja una respuesta

Introduce tus datos o haz clic en un icono para iniciar sesión:

Logo de WordPress.com

Estás comentando usando tu cuenta de WordPress.com. Salir /  Cambiar )

Foto de Facebook

Estás comentando usando tu cuenta de Facebook. Salir /  Cambiar )

Conectando a %s