El niño que odiaba los juguetes

cuento-infantil-juguetesTodos los niños pasan todo su tiempo jugando. El juego imaginativo (donde fingen cocinar, cuidar de un muñeco, arreglar algo, hacer cobrar vida a los play mobil…) empieza muy pronto y tiene una importancia fundamental en el desarrollo de todas sus habilidades comunicativas, sociales y cognitivas. Que Diego tuviese poco interés por los juguetes se hizo evidente ya a partir del año, pero no estábamos preparados al rechazo rotundo que manifestó cuando tuvimos que priorizar el juego como objetivo de trabajo. Sacar un juguete provocaba invariablemente reacciones adversas que iban del desinterés y la desconexión hasta (la mayoría de las veces) rabietas violentas. Completar una actividad cualquiera que implicase el uso de un juguete agotaba todas nuestras energías, y el momento del juego simbólico provocaba reacciones tan incontroladas que llegó a darnos autentico pavor. Ahora, tener que trabajar duro para estimular la comunicación, inventarse mil maneras para entrar en su mundo, para captar su mirada, para obtener un inicio de interacción, para parar sus actividades repetidas…son tareas complicadas y requieren una enorme inversión de energía, pero luchar contra el odio de un niño por el juego fue traumatizante.

Era como nadar contra las olas…avanzas un metro y una ola te vuelve a tirar a la orilla. Cuando conseguíamos despertar su interés por algún juguete (por ejemplo construir una torre de bloques y luego tirarla al suelo) se fijaba en una manera de hacerlo y no admitía ninguna variación (por ejemplo, poner los bloques en un orden diferente de colores). Al proponer una alternativa, lo más normal es que echase a gritar. Poco a poco, desarrollamos estrategias para conseguir ampliar su rango de actividades y enseñarle a aceptar pequeñas variaciones. Negociábamos cortos ratos de juego intercalados con algo que le gustaba mucho (vídeos, canciones),  le anticipábamos la secuencia de actividades con una pequeña agenda visual, y cuando aumentó su capacidad de comprensión, empezamos a marcarles tiempo de juego y de actividad libre con un reloj de cocina. Introdujimos en todos los juegos algún elemento que le resultara divertido (canciones, efectos sonoros, componentes visuales, finales con premio) y poco a poco su interés se fue despertando y su inflexibilidad cediendo.

Con el tiempo y con muchos altibajos, la relación de Diego con el juego ha mejorado. Una vez que conseguimos convencerle a darle una oportunidad a los juguetes, empezó a odiarlos menos, e incluso a disfrutar de ellos. En las tiendas de juguetes empieza a comportarse como un niño cualquiera…en lugar de tener rabietas por no querer jugar, protesta para llevárselos a casa. El oleaje sigue alternando temporadas buenas y otras en las que tenemos que volver a programar las actividades, pero con anticipación y algún truquito conseguimos muchas veces disfrutar todos del juego. Incluso el escollo que todavía desafía nuestros esfuerzos (el juego simbólico) se hace cada día un poco más pequeño.

*********************

 

Tutti i bambini passano tutto il loro tempo giocando. Il gioco immaginativo (dove fingono di cucinare, di accudire una bambola, aggiustare oggetti, far prendere vita ai pupazzetti) comincia molto presto e ricopre un’importanza fondamentale nello sviluppo di tutte le abilità comunicative, sociali e cognitive. Che a Diego interessassero poco i giocattoli cominciò a essere evidente già dopo l’anno, ma non eravamo preparati al rifiuto categorico che manifestò quando fu necessario dare priorità al gioco tra gli obbiettivi di lavoro. Mostrargli un giocattolo provocava invariabilmente reazioni oppositive che andavano dal disinteresse e l’isolamento fino (la maggior parte delle volte) a crisi violente di rabbia. Completare una attività qualsiasi che implicasse l’uso di un giocattolo assorbiva tutta la nostra energia, e il momento del gioco simbolico provocava reazioni così incontrollate che arrivammo ad aver paura di tirare fuori un pupazzo. Ora, dover lavorare duro per stimolare la comunicazione, inventarsi mille modi per entrare nel suo mondo, per catturare il suo sguardo, per ottenere un inizio di interazione, per fermare le sue attività ripetitive sono sfide complicate e richiedono un’enorme investimento di energia, ma dover lottare contro l’odio di un bambino per il gioco è stato traumatico.

Era come nuotare contro le onde…avanzi un metro e un’onda ti sbatte di nuovo a riva. Quando riuscivamo a risvegliare il suo interesse per qualche gioco (ad esempio costruire una torre di cubetti e poi distruggerla) si fissava su un solo modo di farlo e non ammetteva nessuna variazione (per esempio, collocare i cubetti con un ordine diverso di colori). Se proponevamo un’alternativa, la cosa più probabile era che si mettesse a urlare. Poco a poco, sviluppammo strategie per riuscire ad ampliare il suo rango di attività e a insegnargli ad accettare piccole variazioni. Negoziavamo corti periodi di gioco intercalati con qualcosa che gli piacesse molto (vídeo, canzoni), gli anticipavamo la sequenza di attività con una piccola agenda visiva, e quando la sua capacità di comprensione aumentò, cominciammo a marcargli tempi più lunghi di gioco e di attività libera con un orologio. Introducemmo en tutti i giochi qualche elemento che lo divertisse (canzoni, effetti sonori, componenti visive, finali con premio) e poco a poco il suo interesse cominciò ad accendersi e la sua inflessibilità a cedere.

Col tempo e con molti alti e bassi, la relazione di Diego col gioco è migliorata. Una volta riusciti a convincerlo a dare un’opportunità ai giocattoli, cominciò a odiarli di meno, e perfino a goderli. Nei negozi di giocattoli comincia a comportarsi come qualsiasi altro bambino…invece di avere crisi di rabbia per non voler giocare, protesta per portarseli a casa. La marea alterna ancora periodi buoni e altri in cui dobbiamo rimetterci a programmare le attività, ma con l’anticipazione e qualche trucchetto riusciamo molte volte a godere tutti quanti del gioco. Perfino lo scoglio su cui si infrangono ancora i nostri sforzi (il gioco simbolico) si fa ogni giorno un po’ più piccolo.

 

 

 

 

Anuncio publicitario

Deja una respuesta

Introduce tus datos o haz clic en un icono para iniciar sesión:

Logo de WordPress.com

Estás comentando usando tu cuenta de WordPress.com. Salir /  Cambiar )

Foto de Facebook

Estás comentando usando tu cuenta de Facebook. Salir /  Cambiar )

Conectando a %s